![]() |
PREMESSA |
MATERIE PRIME Preparazione |
||||||||
![]() |
MATERIE PRIME |
![]() |
![]() |
![]() |
||||||
LA TEORIA | ||||||||||
LA STORIA PREPARAZIONE PROVE ADDITIVI TABELLE RICICLAGGIO
|
Le materie plastiche vengono prodotte attraverso un processo chiamato polimerizzazione e sono classificate in base al loro costo di produzione e alle loro prestazioni. Principalmente vi sono due categorie di materiali: le commodities che sono polimeri di massa con basso costo e prestazioni modeste e i tecnopolimeri che sono materiali con più alto costo produttivo ed elevate prestazioni. Appartengono alla prima categoria i polimeri ottenuti da poliaddizione di monomeri insaturi partendo principalmente da olefine leggere i cui costi sono relativamente bassi in quanto costituiscono il primo stadio della trasformazione chimica del petrolio. Appartengono invece alla seconda categoria i polimeri ottenuti da policondensazione utilizzando monomeri che provengono quindi da ulteriore trasformazione chimica dei petrolchimici di base, spesso attraverso una sequenza di processi chimici. Le proprietà di un polimero dipendono dalle caratteristiche delle molecole che lo compongono: la struttura, il peso molecolare, la distribuzione dei pesi molecolari, le forze di attrazione intermolecolari, la polarità dei gruppi di molecole della catena principale o nelle ramificazioni laterali. Più precisamente il peso molecolare influisce sulle proprietà meccaniche e di resistenza ai solventi: più è alto, più sarà alta la resistenza a solventi e agenti chimici, ma anche la sua temperatura di rammollimento e minore la sua fluidità. Invece la resistenza sotto sforzo dipende dalle forze di attrazione intermolecolari ma soprattutto dalle forze date dalle polarità tra le varie catene del polimero, siano esse quelle principali o quelle laterali. In ogni caso, raramente questi polimeri vengono usati tali e quali, ma vengono addizionati con speciali additivi che ne modificano alcune proprietà migliorando, a seconda delle necessità, le proprietà meccaniche, le qualità estetiche, la durata nel tempo o la resistenza agli agenti ambientali. Quest'ultimo processo viene eseguito a valle degli stabilimenti petrolchimici utilizzando degli estrusori e prende il nome di compounding, da qui il termine compound che caratterizza molti tra i più recenti materiali plastici. Anche le varie cariche utilizzate per modificare ulteriormente le caratteristiche di base vengono immesse in quest'ultima fase e spesso in concomitanza con l'introduzione degli additivi. |
|||||||||
IN PRATICA |
||||||||||
Negli ultimi tempi i compound hanno via via acquisito sempre maggiore importanza nel panorama delle materie plastiche e l'utilizzo degli estrusori per la semplice additivazione o aggiunta di cariche ha lasciato spazio a un'attività ben più complessa che è quella della creazione di nuovi materiali attraverso l'unione di due o più polimeri conosciuti. Questo ha portato alla creazione di estrusori sempre più complessi, dotati di due viti o con vite centrale e più viti disposte attorno a quella principale. Il motivo di questa unione di polimeri non è da ricercare nello creazione di caratteristiche particolari che, con buona probabilità, additivi creati ad hoc potrebbero ugualmente risolvere, ma nel recupero degli enormi quantitativi di prodotti fuori norma a disposizione delle aziende che altrimenti non saprebbero come smaltire. Ma di questo abbiamo già parlato nella parte "In Pratica" della pagina "La storia" |
||||||||||
"Preparazione" fine |
||||||||||
![]() |
![]() |
![]() |
Copyright © Fulvio Monteverde 2010 |
powered by Fullgreen |