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PREMESSA |
MATERIE PRIME Struttura |
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MATERIE PRIME |
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LA TEORIA | ||||||||||||
LA STORIA
STRUTTURA PROVE ADDITIVI TABELLE RICICLAGGIO
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La struttura delle materie termoplastiche si divide in due gruppi in base alla disposizione delle varie molecole quando si trovano allo stato solido. A seguito di questa suddivisione si potrà così parlare di polimeri amorfi e polimeri cristallini. Infatti, mentre nei polimeri amorfi la disposizione dei polimeri è distribuita a casaccio (immaginate la sistemazione degli spaghetti dentro un piatto), nei polimeri cristallini è distribuita in modo ordinato (immaginate la trama e l'ordito di un tessuto). In realtà, poiché non esiste un polimero puramente cristallino, ma la parte cristallina è intervallata da punti di struttura amorfa, sarebbe meglio immaginare l'intersecarsi delle strade di una città, con le sue piazze e le sue rotonde dove convergono più vie. Questa differenza di disposizione dei polimeri ha come prima conseguenza un diverso passaggio tra la fase solida e la fase liquida (fusione) che sarà progressiva per gli amorfi, mentre sarà immediata e in corrispondenza del loro punto di fusione per i cristallini. In realtà, non essendoci (come abbiamo già detto) un polimero puramente cristallino, il loro passaggio alla fase fusa non sarà mai perfettamente istantaneo. Quella del passaggio alla fase liquida non è l'unica differenza di base, ma ve ne sono molte altre che vengono riassunte nella seguente tabella:
Queste differenze di caratteristiche influiscono notevolmente nello stampaggio ad iniezione e le regolazioni della temperatura stampo, dei valori di post-pressione e del tempo ciclo andranno modificate di conseguenza. Per poter garantire i migliori risultati occorrerà tenerne sempre conto e regolare le prime impostazioni macchina sempre partendo dalle caratteristiche di base dei materiali. |
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IN PRATICA |
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Nella realtà quotidiana le regolazioni non vengono quasi mai fatte partendo dalle caratteristiche specifiche del materiale, ma quasi sempre dalla ricerca del minor tempo ciclo possibile, il tutto mediato da poche prove empiriche. Questo, il più delle volte, porta a particolari mal stampati, i quali, malgrado in apparenza possano sembrare perfetti, rischiano di rivelare difetti nelle successive fasi di lavorazione. A puro titolo di esempio possiamo portare l'abitudine di raffreddare lo stampo per ridurre i cicli, anche quando si lavora con materiali cristallini, magari caricati con fibra di vetro e con inserti nello stampo. Questo creerà delle enormi tensionature nel materiale che, al contatto con lo stampo gelato, cristallizzerà all'istante rompendo il reticolo tipico dei polimeri cristallini. Il risultato sarà una riduzione significativa delle caratteristiche tecniche del materiale e renderà il particolare prodotto molto più sensibile all'usura e alla fatica. Inoltre questa successione di punti nel quale il materiale risulta poco coeso rischierà di portare a criccature e rotture nel punto di contatto con gli inserti o a seguito di montaggi e successive lavorazioni. |
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"Struttura" fine |
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